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Il Fondo Tito Pasqui nella Biblioteca Comunale di Forlì

Tito Pasqui (Forlì, 1846 – 1925) era nato in una famiglia della borghesia forlivese   legata alla terra, che aveva conseguito una condizione di discreto benessere applicando all’agricoltura le moderne conquiste della nuova scienza agraria. Suo padre Gaetano era un agronomo autodidatta che aveva fatto fortuna con una piantagione di luppolo, una fabbrica di birra e grazie alla vendita di strumenti agrari. Il giovane Tito, laureatosi in Ingeneria civile ed Agronomia nel 1866, dopo aver seguito Garibaldi in Trentino e a Mentana, nel 1869 si trasferì a Torino per frequentare la Scuola di perfezionamento per Ingegneri. Era questa la prima e più importante scuola nata dopo l’approvazione della legge Casati del 13 novembre 1859 che istituiva un corso di studi adatto a formare figure professionali in grado di soddisfare la crescente richiesta di tecnici che potessero mettere in pratica il sapere scientifico moderno per poter risolvere le problematiche in ambito di infrastrutture, idrau...

Una biografia

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Nel 1861 aveva appena quindici anni, pertanto si sarà rammaricato di non aver preso parte in prima persona al processo di unificazione della penisola. Tito Pasqui, forlivese nato il 1° agosto 1846, rimediò ben presto a questa “lacuna” e, ventenne, indossava la camicia rossa dei fedeli di Garibaldi. Figlio di Gaetano, agronomo autodidatta e possidente che proprio in quegli anni stava facendo fortuna con una piantagione di luppolo e un'agenzia di strumenti agrari, e di Geltrude Silvagni, crebbe in una famiglia vicina alle promesse rivoluzionarie di Napoleone. Non è un caso se suo nonno Fabrizio Pasqui, classe 1771, proveniente verosimilmente da Città di Castello, è attestato, con la moglie Anna e prole, a Forlì dal 1797, anno in cui l'Imperatore fece ingresso in quella che sarebbe diventata la capitale del Dipartimento del Rubicone. Altri esponenti della famiglia presero parte all'esperienza della Repubblica Romana e alle battaglie del Risorgimento. Per fare un esempio: il cu...

Visto dai socialisti

Nel libro "Alessandro Balducci e gli albori del socialismo nel forlivese (1880-1904)" di Rolando Balducci, pubblicato da Garzanti nel 1954, si cita, dal punto di vista socialista, la breve esperienza da deputato di Tito Pasqui con queste parole: "I partiti popolari combatterono divisi con l'intesa di unirsi in ballottaggio. Il candidato repubblicano avvocato Turchi era cesenate e non troppo accetto ai socialisti che si affermarono sul nome di Balducci. Nel ballottaggio molti si astennero. Per pochi voti ebbe la meglio un certo Pasqui, forlivese, fortisiano e gros bonnet del Ministero della agricoltura, che già si sapeva ineleggibile. Ed anche nelle amministrative vinse ancora la moderateria, avendo i socialisti preferito non far lista comune coi repubblicani, il che visto da così lontani tempi ci fa dire che fu un errore se si considera che essi non potevano non avvertire l'avanzata della reazione governativa in tutta Italia". (pag.96). "Per i repubblic...

Liberi Tiratori

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Anche e forse soprattutto in ambito locale, esiste un fenomeno che fa sì che uno (con o senza competenze specifiche) sia sempre presidente di qualcosa, talora par proprio che “presidenti” si nasca. Ecco, questa cosa all'ennesima potenza toccò al semidio del Risorgimento. Nella Forlì degli anni Sessanta dell'Ottocento, Giuseppe Garibaldi era presidente o, meglio “preside”, di qualsiasi sodalizio possibile, sempre ovviamente orientato alle idee del nizzardo. Chi sa se poi, l'eroe dei due mondi, venisse a conoscenza di tanti incarichi. Probabilmente mai non seppe di un tentativo dal nome suggestivo: la “Società dei Liberi Tiratori”. L'attività, vista con sospetto, finì nel fascicolo n.54 del 1868 della Regia Prefettura di Forlì. Il testo di questo articolo lo si legge anche  qui Qual era il problema? Siamo negli anni in cui nascono parecchie Società di Tiro a Segno e, così per dire, Giuseppe Garibaldi erano stato nominato “Presidente di tutti i Tiri a Segno” della Nazione ...

Corteo del 5 novembre 1916

Mentre le “offerte alla sezione soccorsi del Comitato di Assistenza Pubblica” sfiorano le 180 mila Lire, per il 5 novembre 1916 viene promosso un corteo per commemorare chi, in seguito alla guerra, è morto in ospedale. Così Filippo Guarini, nel suo “Diario forlivese” riferisce: “alle 14.30 si è formato in piazza del Duomo il corteo” preceduto dal gonfalone del Municipio. Oltre alle autorità, erano presenti “circa 6000 persone” che, con “s'avviano al Cimitero, ove parlano il Sindaco avv. Bellini, e a nome dei garibaldini il Comm. Ing. Tito Pasqui”. Inoltre: “Le Signorine infermiere dell'Ospedale di Riserva, mediante fondi di generosi oblatori, hanno per ciascuna fossa di soldati eretto un piccolo recinto di pietra, collocandosi una croce col nome del defunto inciso e adorno di fiori”. Qualche giorno dopo, il 10, viene ricordato un fatto drammatico: “alla sera, un tal Lieto Bissi, di 43, mentre, sceso dal Tram, s'avviava per passare il fiume colla barca, fu gravemente ferito ...

Anche una birra...

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Una birra dedicata a un personaggio storico di Forlì: la “Tito”. Proseguendo il percorso di ricerca della Premiata Fabbrica di Birra Gaetano Pasqui – Forlì, realtà che vuole ricordare l’esperienza del pioniere della coltivazione del luppolo in Italia nato a Forlì dal 1807 e portato avanti da esponenti della stessa famiglia, nell'ottobre del 2018 è stata messa in commercio una birra bruna ad alta fermentazione dal carattere “risorgimentale”. Oggi è fuori produzione. Tra gli ingredienti, due diversi savòr della tradizione romagnola prodotti da aziende agricole del forlivese, uno di essi è aromatizzato alla zucca. La birra è dedicata a Tito Pasqui (1846-1925), figlio del birraio Gaetano. Garibaldino in gioventù (l’etichetta è rossa), divenne poi alto funzionario del Ministero dell'Agricoltura e come tale, tra le altre cose, ambasciatore del vino italiano all'estero, ottenendo svariati riconoscimenti internazionali tra cui la Legion d'Onore (1900). Legato alla Romagna e al...

Eurovisioni

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Cent’anni fa, l’irrompere della guerra mise fine a un’epoca, definita “bella”, in cui, per quattro decenni, si era registrato fervore tecnologico con un ottimismo per il progresso e l’avvenire che oggi non è facile riscontrare. La mostra “Eurovisioni. Tito Pasqui: un forlivese alle Grandi Esposizioni (1873-1906)” offre uno spazio per vivere un tempo andato. Inaugurata venerdì ( 10 ottobre 2014 ) dal sindaco Drei, resterà aperta fino al 6 gennaio ( 2015 ) ai Musei San Domenico. L’allestimento è accattivante e pone interessanti spunti di lavoro anche per le scuole. Lo sguardo in cui si immedesima il pubblico, infatti, è quello di Tito Pasqui, esponente forlivese di quella borghesia affascinata da invenzioni e cose nuove. Si ripercorre la sua esperienza di “periferico” impegnato nello studio e nella politica (sarà anche eletto deputato e a poco a poco salirà i gradini del Ministero dell’Agricoltura), desideroso di conoscere idee che avrebbero migliorato le condizioni sociali ed economiche...