Il Diario di Mentana

 

Il 3 novembre 1867, quasi 5.000 garibaldini, capitanati da Giuseppe Garibaldi si scontrarono a Mentana contro l’esercito franco-pontificio che, numericamente era all’incirca il doppio. Inizialmente le sorti della battaglia parevano pendere dalla parte dei garibaldini, alla fine però il generale dovette arrendersi, lasciando sul campo di battaglia 370 dei suoi uomini. Tra questi Achille Cantoni che perse la vita insieme con altri tre forlivesi: Oreste Basini, Pietro Gualaguini Cossa e Oreste Severi. Definito da Garibaldi “figlio prediletto delle Romagne” era nato a  Forlì il 13 agosto 1835. Sarebbe stato lo stesso forlivese a salvare la vita a Garibaldi nel 1849, pertanto l’eroe dei due mondi gli dedicò il romanzo “Cantoni il volontario”. Egli era dunque una celebrità per la borghesia risorgimentale e il suo nome fu celebrato per molti anni dopo la sua morte. Il testo di questo articolo si può leggere anche qui.

Tra i suoi amici o seguaci c’era un altro forlivese di undici anni più giovane, il manoscritto è conservato presso I Fondi antichi della Biblioteca comunale “Saffi”. Gli altri nomi che compaiono sono noti a chi ha studiato l’Ottocento locale: Eugenio Valzania, Oreste Regnoli, Quirico Filopanti, Alessandro Fortis su tutti, e pure altre figure che I più curiosi vorranno approfondire. 

Le annotazioni rimangono abbozzate, scritte in diretta pertanto abbondano abbreviazioni, puntini, la scrittura è veloce e non sono concessi fronzoli nè patetismi. Però, tra queste righe, si può condividere la spedizione dei forlivesi a Mentana, tra l’iniziale entusiasmo e il ritorno mesto. 

Il 16 ottobre 1867 la partenza da Forlì era fissata alle 5 del mattino. Il “fiaccherajo” (vetturino) Mandolesi, “detto Tri-Valun” partiva da Forlimpopoli mentre il sacco delle armi era stato riempito di paglia “presso un contadino a destra fuori della porta di Forlimpopoli”. Da qui, il viaggio prosegue per Ancona “insieme con Barbiani e Umiltà” presumibilmente in treno, ove si arriva alle 2.33 del pomeriggio. Qui si pernotta e “Nino Ravajoli fu cortesissimo”, in questa circostanza “ci unimmo a Gaudenzi e Panciatichi”. Il giorno successivo, il 17, la compagnia era già a Terni da cui sarebbe partita l’indomani. Le tappe successive segnano Calvi dell’Umbria (“pioggia dirotta” il 19 ottobre), Cantalupo in Sabina e Montebuono. In località Rocchette si registrano “gentilezze del Sindaco”. Il 21 ottobre la “pioggia continua” ed è l’occasione di “sosta e compra del tacchino a San Valentino presso Poggio Mirteto”. Poco distante, a Bocchignano, I forlivesi passano la notte. 

La tappa del giorno successivo va “da Bocchignano verso il confine” e viene notato il “ponte fatto costruito da Sisto V sul Farfa”. Avviene qui l’incontro “col bersagliere Zanuccoli” e si registra una “fermata a Coltodino”. Il 23 ottobre è il giorno del “passaggio del confine”, una “lunga marcia fino a sera con l’acqua” e segue una “sosta presso la stazione provvisoria di Corese”. 

Il 24 ottobre sono diretti verso Monte Rotondo ove in un “accampamento presso una cascina” incontrarono alcuni bersaglieri tra cui “Piselli”. Il giorno seguente sono “sotto Monte Rotondo”. Qui si verifica un “distacco dalla Compagnia per quelli armati di carabina”. Si sentono spari: “Son papalini o pastori?” domanda Caldesi a Valzania “che aveva buon canocchiale”. Si capisce ben presto che si tratta di “papalini” e Valzania “dirige I nostri colpi verso le finestre donde tiravano”. È pure l’occasione di una “lezione del sergente Filopanti sui tiri” e alla sera si tiene una rimpatriata di forlivesi, Fortis compreso: qui il compilatore commenta con “ho fame”. 

Di notte, alle 23, divampò un “incendio della porta con sacchetti di zolfo per le viti, fascine e petrolio”. Così, alle 2 del mattino la compagnia entra nel paese “attraverso le fiamme”, segue un “assalto” e il “tragico episodio del prete fuciliere”. Si annota, senz’altro aggiungere: “Marani. Ufficiale dei Mille. Compagnia del Friulano Ciotti”. 

Il 27 ottobre il gruppo si unisce alla Colonna Cantoni: “Partenza a mezzodì da Monte Rotondo. Sosta ad una cascina ove arrivò Garibaldi. Verso sera partenza. Pioggia continua la notte nel bivacco presso il Quartier Generale a Forno Nuovo”. Da qui a Mentana ci sono meno di cinque chilometri. 

Il risveglio del 28 ottobre è amaro: “all’alba furto della carabina”, così la compagnia riparte e si ferma per una sosta alla Marcigliana. Nei giorni successivi I forlivesi sono vicinissimi alla Capitale, il 30 arrivano “in una collina in vista di Roma a Castel Giubileo”, cioè a circa 15 km da piazza San Pietro in Vaticano. Forse si sono spinti un po’ troppo in là se alle 2 di notte indietreggiano con “marcia retrograda” tornando alla stazione di Monte Rotondo. E l’entusiasmo è destinato a terminare.

31 ottobre: “Fermi sempre alla Stazione. Confusione. Disordine: mistero! Distacco dei Perugini, due compagnie de la nostra colonna…”. 

Il 1° novembre arriva Oreste Regnoli, il giorno dopo “Corte e Lineo” mentre si organizza una “gita a Mentana per diporto”. Ci si concede quest’ultimo svago perché si sta capendo che la spedizione è una disfatta. Il 3 novembre si parte alle 13 “da la stazione di Monte Rotondo in marcia verso Tivoli” però, “alla sinistra altura di Monte Rotondo” comincia “per la nostra colonna il combattimento”. Se ne vanno “alcuni nostri compagni dissidenti e sfiduciati”, poi vi è un “loro ritorno” ma la “lotta è accanita”. 

Il compilatore del diario si lamenta del “cattivo fucile della Guardia Nazionale”. La prima Compagnia, comandata da “Aless. Monti (sergente Gaudenzi) sale a sinistra sovra un altro colle” mentre il resto della Colonna “fra cui la 2 Compagnia comandata da Sesto Pasini (io sottotenente) con Cantoni e Fortis volge a destra verso Mentana”. 

Achille Cantoni pronuncia le parole: “Sandrin, vado a vedere che fa la prima Compagnia” dove “Sandrin” è Alessandro Fortis. Ma “nessuno più lo vide”. Verso sera ritirata, con “salita ai Cappuccini con Fratti, Barbiani Livio, Ugolini, Sostegni, Sansovini, Panciatichi e Foschini”. La battaglia è persa: “ritirata generale a Monte Rotondo. Consiglio di Guerra. Partenza verso mezzanotte per Passo Corese”. A Corese, all’alba del 4 novembre, è tempo del “nostro disarmo”, ciò avviene “con dolore affettuoso” da parte del colonnello Casarà dei Granatieri, “presso il ponte”. Qualche ora dopo, alle 8.30, “con Fortis, Monti e il mio maggiore Nodari di Verona” si parte e si va a fare una “gita alla cascata delle Marmore”. Una sosta a Terni è ciò che da tempo aspettava: “indicibile fame saziata”. Il 5 novembre, sempre a Terni, non si sa ancora nulla “di Cantoni, Gaudenzi ed altri amici”, “vane ricerche”. C’è poco da fare, il 6 novembre “con Serughi e Palmeggiani si riparte per Forlì, ove si giunse all’una pomeridiana”. 

Nell'Immagine: Documento presente nella Busta 37 del Fondo Pasqui presso la Biblioteca Comunale "Saffi" di Forlì



Commenti

Post popolari in questo blog

I cimeli donati al Museo del Risorgimento di Forlì

Una biografia