La stampa ne dà notizia con sobrietà, ma il significato è chiaro. La presidenza del Catasto non è un incarico qualunque: è la responsabilità di vigilare su mappe, stime, classificazioni, valori fondiari. In altre parole, sulla struttura stessa della proprietà e della fiscalità locale. La nomina di Pasqui non arriva inattesa. Il testo sottolinea come egli sia persona di riconosciuta competenza, già ben nota per le sue qualità tecniche e morali. Proprio per questo, la sua designazione viene accolta come garanzia di serietà e correttezza nell’amministrazione di un settore tanto delicato.
Nel linguaggio asciutto della cronaca emerge un dato fondamentale: il Catasto è considerato un pilastro dell’amministrazione pubblica. Non solo un ufficio tecnico, ma uno strumento essenziale per garantire equità nei tributi e certezza nei diritti di proprietà. Affidarne la presidenza a Tito Pasqui significa riconoscere in lui l’uomo capace di tenere insieme competenza tecnica e senso dello Stato. Un incarico che richiede equilibrio, conoscenza profonda del territorio e capacità di giudizio, qualità che il giornale attribuisce implicitamente al nuovo presidente. Questa vicenda racconta di un’amministrazione che, anche nel 1915, nel pieno della tempesta, continua a funzionare. Racconta di una provincia che affida i propri strumenti fondamentali a uomini di esperienza. Racconta, soprattutto, di Tito Pasqui, chiamato a custodire e ordinare il territorio non con le armi, ma con la precisione delle carte, delle misure e delle decisioni giuste.

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