Tito Pasqui al Congresso Internazionale d'Agricoltura

Roma fu teatro, nel 1903, di uno dei più importanti avvenimenti agricoli dell’inizio del secolo: il Congresso Internazionale d’Agricoltura, che riunì nella Capitale autorevoli rappresentanti dei governi europei, eminenti studiosi, uomini di Stato e protagonisti del mondo agrario internazionale. L’assise si distinse per l’ampiezza della partecipazione e per l’alto valore scientifico e politico dei dibattiti.

L’Ufficio di Presidenza del Congresso risultò composto da personalità di primissimo piano. Furono nominati Presidenti onorari i ministri Baccelli e Balenzano, don Prospero Colonna, sindaco di Roma, gli onorevoli Giusso e Luigi Luzzatti, nonché Gino Méline, già presidente del Congresso internazionale di Parigi del 1900, Bauduin, presidente del Congresso dell’Aja del 1891, e illustri delegati dei governi russo, portoghese, austriaco e tedesco, tra i quali il conte Schwerin-Löwitz, deputato e presidente del Consiglio agrario tedesco.

Particolare rilievo ebbero anche le nomine dei Segretari generali onorari, Henry Sagnier, membro della Società nazionale dell’agricoltura di Francia e segretario della Commissione internazionale di agricoltura, e il professor Westermann dell’Istituto reale agricolo e veterinario di Copenaghen, delegato del Governo danese. Presidente effettivo del Congresso fu il marchese Raffaele Cappelli, figura di grande prestigio nel mondo agrario italiano. Vicepresidenti furono designati, tra gli altri, De la Faille d’Auyst per il Belgio, il conte Aurelio Bessewffy per l’Ungheria, Giulio Develle per la Francia e Sir Thomas Elliot, delegato del Governo inglese.

Il Congresso si articolò in dieci Sezioni, ciascuna dedicata a specifici temi dell’agricoltura, dell’economia rurale e dell’amministrazione agraria. A ciascuna Sezione furono nominati un presidente onorario e uno effettivo, scelti tra senatori, deputati, tecnici ministeriali e rappresentanti delle maggiori istituzioni agricole. Nella quinta Sezione, dedicata a questioni di carattere tecnico-amministrativo e all’organizzazione dei servizi agrari, fu nominato presidente effettivo l’ingegnere Tito Pasqui, ispettore generale presso il Ministero di Agricoltura. La sua designazione testimoniò il ruolo centrale attribuito alle competenze tecniche e all’esperienza amministrativa nello sviluppo delle politiche agricole nazionali.

Nel suo incarico, Tito Pasqui ebbe il compito di dirigere i lavori della Sezione, coordinare il dibattito tra i delegati italiani e stranieri e contribuire all’elaborazione delle conclusioni sui temi affidati, fungendo da raccordo tra l’attività scientifica del Congresso e l’azione concreta dell’amministrazione statale. La sua presenza rappresentò un esempio significativo del coinvolgimento diretto dei quadri tecnici ministeriali nella costruzione di una moderna politica agraria.

Il Congresso Internazionale d’Agricoltura, tenutosi a Roma nel 1903, infatti, rappresentò non soltanto un grande incontro di governi e studiosi, ma anche una significativa affermazione del ruolo dei tecnici ministeriali nella costruzione delle moderne politiche agrarie. Accanto ai ministri, ai parlamentari e ai delegati stranieri, emerse infatti con forza la presenza dei funzionari dello Stato, chiamati a tradurre i principi scientifici e le deliberazioni congressuali in strumenti concreti di amministrazione e riforma. La struttura stessa del Congresso rifletteva questa impostazione. L’organizzazione in dieci Sezioni non affidava la presidenza esclusivamente a figure politiche, ma riservava ampio spazio a ingegneri, ispettori generali, capi-divisione e direttori tecnici del Ministero di Agricoltura, riconoscendo implicitamente che il progresso agricolo non poteva prescindere da competenze specialistiche e da una solida macchina amministrativa. In questo quadro si colloca in modo emblematico la nomina dell’ingegnere Tito Pasqui, ispettore generale del Ministero di Agricoltura, a presidente effettivo della Quinta Sezione del Congresso.

La scelta di affidare a Tito Pasqui la guida della Quinta Sezione non fu meramente formale. Essa sancì il riconoscimento del ruolo strategico dei quadri tecnici ministeriali, chiamati a fungere da cerniera tra l’elaborazione teorica e l’attuazione pratica delle politiche agrarie. Nel suo incarico, Pasqui: presiedette e coordinò i lavori della Sezione, assicurando rigore metodologico e ordine nei dibattiti; favorì il confronto tra esperienze nazionali e straniere, mettendo in dialogo funzionari, studiosi e rappresentanti dei governi; contribuì alla definizione delle conclusioni tecniche, destinate a orientare l’azione amministrativa dello Stato in materia agricola.

La sua funzione non fu dunque soltanto quella di moderatore, ma di interprete delle esigenze concrete dell’amministrazione pubblica, capace di tradurre le istanze emerse dal Congresso in indicazioni operative per i servizi agrari. La presenza di Tito Pasqui e di altri funzionari ministeriali nelle posizioni chiave del Congresso mise in evidenza una concezione moderna dell’intervento pubblico in agricoltura. Il progresso non veniva affidato unicamente all’iniziativa privata o alla legislazione parlamentare, ma alla competenza tecnica dello Stato, esercitata attraverso ispettori, ingegneri e funzionari specializzati. In tal senso, il Congresso del 1903 segnò un momento di maturazione istituzionale: l’agricoltura veniva riconosciuta come settore che richiedeva programmazione, conoscenza scientifica e continuità amministrativa, incarnate proprio dai tecnici ministeriali. Il lavoro svolto nelle Sezioni, sotto la guida di figure come Tito Pasqui, contribuì a dare al Congresso Internazionale d’Agricoltura un carattere non solo celebrativo, ma profondamente operativo. La partecipazione di circa mille congressisti e l’intensità dei dibattiti confermarono l’importanza di questa collaborazione tra politica e tecnica, destinata a influenzare a lungo l’organizzazione dell’agricoltura italiana ed europea.

Nella mattinata e nel pomeriggio le Sezioni lavorarono intensamente allo studio dei temi assegnati. Particolarmente viva fu la discussione nella prima Sezione, dove si affrontò il problema della concorrenza agricola degli Stati Uniti d’America, questione di grande attualità per l’agricoltura europea. Al dibattito, presieduto dall’onorevole Maggiorino Ferraris, intervennero il deputato ungherese Rubinek, relatore, il conte Schwerin per gli agrari tedeschi, Gino Méline per la Francia e gli onorevoli Visconti-Venosta, Di Rudinì e Luigi Luzzatti. Gli interventi, di alto profilo politico ed economico, suscitarono vivo interesse e furono frequentemente accolti da calorosi applausi.

La partecipazione di circa mille congressisti, provenienti da numerosi Paesi, confermò il carattere universale dell’iniziativa. Il Congresso Internazionale d’Agricoltura del 1903 si impose così come un momento fondamentale di confronto tra scienza, amministrazione e politica, volto a rafforzare la cooperazione internazionale e a individuare strategie comuni per il progresso dell’agricoltura e dell’economia rurale.

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