Coltivazione del cappero - Edizione 2025


Nella sua breve ma intensa trattazione sulla coltivazione del cappero, Tito Pasqui si distingue per l’originalità dello stile e per l’approccio sorprendentemente moderno. Con un linguaggio ricco e vivace, unisce rigore botanico, osservazione agronomica e sensibilità estetica, trasformando un tema tecnico in un racconto quasi letterario. Pasqui non si limita a descrivere la pianta: ne sottolinea il valore economico, l’impatto sul paesaggio e perfino il fascino storico, anticipando un modo di scrivere sull’agricoltura più scientifico, divulgativo e al tempo stesso poetico. La sua attenzione ai dettagli pratici – come la raccolta dei boccioli, l’uso dell’aceto o la coltivazione in vaso - rappresenta una novità significativa rispetto ai testi dell’epoca, spesso generici o privi di applicazioni concrete. In particolare, la presentazione del metodo di coltura in vaso ideato da Vincenzo Scardi evidenzia l’interesse di Pasqui per l’innovazione agronomica e per una coltivazione accessibile anche a chi non dispone di terreni estesi.

Questo breve testo dedicato alla coltivazione del cappero, apparentemente marginale e quasi ridicolo per l’esiguità dell’argomento trattato, rivela invece un’attenzione profonda verso ogni  dettaglio del creato, nella convinzione che anche ciò che è umile meriti studio e rispetto. In queste pagine si riflette uno sguardo curioso e sensibile, capace di cogliere valore e dignità anche negli aspetti minori della natura, come se in essi fosse racchiusa una verità più ampia, degna di essere compresa e condivisa.

La pubblicazione di questo testo avviene nel centenario della morte di Tito Pasqui, avvenuta nel 1925, autore di una produzione vasta, diversificata e ancora in gran parte da scoprire.

La sua opera, donata esattamente cento anni fa alla Biblioteca Comunale della sua amata Forlì e oggi ivi conservata nella sezione Fondi Antichi, rappresenta il frutto di decenni di studi, di osservazioni sul campo e di approfondimenti maturati in un percorso intellettuale che abbracciò la Romagna, l’Italia e le principali capitali europee tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La sua scrittura, colta e appassionata, attraversa ambiti diversi dalla – botanica all’agronomia, dalla cultura scientifica all’osservazione sociale  – componendo un mosaico di sapere che oggi attende di essere nuovamente esplorato e valorizzato.

Un secolo dopo la morte di Tito Pasqui e 150 anni dopo la pubblicazione di questo breve saggio, riportare alla luce anche uno scritto così minuto significa rendere omaggio alla sua capacità di dare voce ai particolari, riconoscendo che il sapere autentico nasce dalla cura del dettaglio e dalla volontà di comprendere, con mente vigile e spirito aperto, ogni manifestazione del creato e dell’ingegno umano.

U.P., agosto 2025 



Nessun commento:

Posta un commento

In evidenza

Tito Pasqui e il Museo Internazionale delle Ceramiche

La fondazione del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza non fu il risultato di un’iniziativa isolata, ma l’esito di una convergenza...